A proposito di Florence

Il suo nome è noto negli ambienti della lirica. Sono rimasti come comica curiosità anche i dischi, ovviamente pagati da lei. La sua vita sfuma nella leggenda con un tocco di malinconia perché Florence Foster Jenkins credeva di essere grande, e non ha mai capito fino in fondo quanto fragile fosse la sua voce e quanto il suo gentile impresario e compagno St. Clair Bayfield avesse protetto i suoi concerti, ammettendo solo critici compiacenti, signori della buona società che avevano tutto l’interesse di blandirla per il suo patrimonio, assai più consistente del suo talento.
Ho preso in mano la biografia di Nicholas Martin (anche sceneggiatore del film) e Jasper Rees, scrittore, con un gesto quasi meccanico indotto dal fascino del film diretto dall’ottimo Stephen Frears con Meryl Streep, Hugh Grant e un giovane pianista lui sì di mostruoso talento, e contro ogni mia aspettativa mi ha molto colpito. Il libro propone, infatti, una versione documentata – per quanto possibile – della vita di questa donna straordinaria, una vera combattente che ha sfidato difficoltà tremende prima di azzardare, il 25 ottobre 1944, la sua ultima battaglia alla Carnegie Hall di New York. I biglietti andarono a ruba, molte persone offrivano venti dollari per biglietti che ne valevano appena tre. Ma non erano lì per applaudire la musica immortale nella quale Florence credeva tanto, bensì per ridere dei suoi goffi tentativi lirici e dei suoi abiti di scena. Lo spettacolo ha una conclusione inaspettata che non rivelerò per non guastare la sorpresa. Dico invece quanto mi ha colpito il lavoro di ricerca degli autori, a caccia di dettagli non facili per dare smalto a una ricostruzione storica resa più difficile dalla scomparsa delle lettere di Florence. Anche così si realizza l’intento di rendere giustizia a una donna eccentrica e generosa, sfortunata e creativa che ha inseguito il suo sogno fino allo spasimo e senza mai capire che la sua passione per la musica valeva ben poco. Che il risultato dei suoi sforzi era un sogno evanescente fatto di pura illusione.

2 Comments

  1. Che cosa triste! Ma la passione è la passione… Amo molto la musica lirica, stasera ho visto la Butterfly alla tele e ho trovato questa prima meravigliosa, quasi perfetta, ma tanto tanto bella che mi sono anche commossa, anche se è un’opera che ho ascoltato, visto tante volte. È molto difficile cantare, non basta la voce, ci sono sfumature infinite, difficoltà quasi disumane e posso capire questa Florence, però si era posta una meta irraggiungibile… sono cimenti impossibili a volte, come essere nani e voler fare il salto con l’asta, credo che leggerò il libro

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