È anche colpa nostra

Sì, è vero: la discriminazione che le donne subiscono oggi – assieme alla violenza più bieca – avviene anche per colpa nostra. Perché non ci ribelliamo con sufficiente forza e incisività alle ingiustizie . E, anzi, le subiamo in silenzio e magari pure pensando dentro di noi (il masochismo femminile non conosce confini) che in fondo va bene così. Che, a conti fatti, ci meritiamo questo trattamento perché teniamo al lavoro, e molto, ma alla fine la famiglia conta di più. Mentre per i maschi l’ordine funziona all’opposto e dunque danno al lavoro davvero molto più di quanto non abbiamo voglia di dare. Dice bene Brigitte Gresy, esperta francese di Pari Opportunità, ricordando per esempio, nel suo “Breve trattato sul sessismo ordinario” (Castelvecchi), che una donna che guadagna meno di un uomo a parità di incarico (in media si tratta del 16% in meno in Italia), deve chiedere un aumento. I soldi sono solo soldi e bisogna imparare a esigerli senza vergogna, dice Gresy. Purtroppo questo non è più tempo di aumenti, ma di lotta per conservare il posto di lavoro. E su questo versante, in base alle testimonianze che mi pervengono, le donne non possono esultare. Pare anzi che molte aziende lascino a casa donne ottime, grandi lavoratrici e più che diligenti, per conservare il posto a uomini meno qualificato perché “sono padri di famiglia”. Il fatto che nella società odierna le mamme single abbondino, e abbiano bisogno di mezzi, viene allegramente ignorato.
C’è modo di uscire dal sessismo ordinario che tiene le donne agli angoli? La Gresy consiglia alcuni accorgimenti, e m’incuriosisce scoprire se qualcuno li usa e con quali risultati. Primo fra tutti, mai prendere di petto il maschilista che cerca di spingerci in un angolo, ma correggere il tiro con dolcezza (so che lei non voleva ferirmi, intendeva dire solo che…). O anche chiarire le posizioni dopo un’offesa gratuita: voleva chiedermi qualcosa? E cosa esattamente? Come posso venirle incontro?
L’atteggiamento funziona in entrambi i versi. Per dirla con Goethe: se trattate una persona per com’è, resterà quello che è. Ma se la trattata per come potrebbe essere, diventerà ciò che potrebbe essere.

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