Riflessioni in margine

Bell’incontro, il 29 novembre, a Roma nella libreria Mondolibri di galleria Marconi, con presenza importanti come quella di Federica Casadei, presidente di Cercounbimbo.net, e Filomena Gallo, avvocato, presidente di Amica Cicogna e segretario nazionale dell’Associazione Luca Coscioni. Tra i temi affrontati: l’assunto che l’infertilità non è una malattia (come invece è!) ma un disagio sociale; il poco rispetto per la pur restrittiva Legge 40 che prevede compagne di informazione e prevenzione dell’infertilità (mai sviluppate con autentica convinzione); l’opposizione di molto medici di base per motivi forse religiosi (si è citato il caso di un medico che ha rifiutato la richiesta di spermiogramma, perché l’esame del seme richiede una masturbazione vietata ecc. ecc.). L’assurdità della legge che in Italia vieta la fecondazione eterologa in modo totale e assoluto, e per paradosso invita i cittadini a delinquere andando all’estero, in paesi dove possono ottenere aiuto. Tanto più che alla fine i figli nati da fecondazione eterologa sono figli a tutti gli effetti e la coppia che si sottopone a questa procedura non è punibile. L’assunto in base al quale una coppia torinese alla fine ha perso il bambino perché il padre, 70 anni, mentre scaricava la spesa l’aveva lasciata in auto a piangere. Prima ancora, il primario dell’ospedale Sant’Anna in cui la mamma (Gabriella, 57) ha partorito, aveva allertato i servizi sociali segnalando che la signora era troppo avanti con l’età per concepire con ovulo proprio e quindi era ricorsa all’eterologa. Storia di ordinaria ingiustizia. Stortare è facile, raddrizzare— arduo.

4 Comments

    • Nicoletta Sipos

      magari potessimo farli, questi mille dibattiti, ma con tante e partecipate presenze. Non è facile, credimi (e tu lo sai come me): parliamo tra noi mentre il mondo continua a girare… storto. Grazie comunque si essere passata da questo blog!

  1. Ely 71

    Hai ragione Nicoletta stortare è facile, raddrizzare un pò meno ma con la volontà ce la possiamo fare. Io non credo mi arrenderò prima di aver combattuto tutte le mie battaglie e sono pronta ad abbracciare le battaglie anche di altri. Questo paese va radicalmente cambiato…ma i primi a cambiare dobbiamo essere noi.

    • Nicoletta Sipos

      Grazie Ely. Mi fa piacere trovarti qui al mio ritorno dall’ultima presentazione del 2011. E grazie per averci dato un così importante e costante supporto in tutti questi mesi. Sì: i primi a cambiare dobbiamo essere noi. O meglio … loro. Noi ce la stiamo mettendo se non tutta, almeno gran parte, per raddrizzare qualcosina. A questo punto della mia vita divento impaziente. Non tollero più l’apatia.

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