Dove vogliamo andare?

La domanda è dove andremo a finire nei prossimi mesi con la stragrande maggioranza dei partiti in subbuglio e solo i grillini in euforica avanzata, chi può dire per dove e come. Il mio passato remoto nell’Ungheria stalinista, e anche quello più recente nell’epoca dei grandi referendum su aborto e divorzio, mi hanno insegnato che parlare di politica tra amici che non necessariamente la pensano come te può essere inutile, controproducente e causa di spiacevoli rotture. Dunque mi guardo bene dall’aprire un discorso politico, mi basta porre un quesito logico: al punto in cui siamo addosso, che bisogno c’è di una Lega esausta, che ha perso il suo terreno di coltura e – più in generale – di un Centrodestra in affanno? Oddio, non che il PD stia molto meglio. Chi si salva allora? Tutti – eccetto i grillini – hanno subito una lezione dura e dovranno dimostrare di avere capito che così non si va avanti, che bisogna ritrovare la spinta ideale, la voglia di fare, la capacità di eliminare nepotismi e sacche di corruzione, la voglia di andare sopra e oltre la vecchia distinzione destra/sinistra. C’è ben altro in gioco, a cominciare dal futuro dell’Europa che dovrà ritrovare il suo cemento unificatore a prescindere dai (temuti/sperati) risultati di Brexit.
Ma la prova sarà dura anche per i pentastellati che dovranno dimostrare di saperci fare per mantenere un elettorato che guardi oltre al puro voto di protesta.
Per tutti basta con violenza verbale e facili slogan, abbiamo bisogno di altro, questo è chiaro.
E poi c’è la sacca dell’astensione, una palude nera che fa paura perché gli esperti la considerano una reazione fisiologica, internazionale, non solo frutto del sistema, ma addirittura voluta, corteggiata. Ci aspettano tempi interessanti, ma di grande incertezza e fiacca generalizzata. A meno che la buona volontà e la voglia di fare non travolgano i pronostici.
Questa volta mi piacerebbe davvero sentire qualche commento. Detta così suona come l’odiosa richiesta di un compitino, ma posso giurare che il senso della richiesta va oltre. Con la speranza che nei giudizi – e nei comportamenti – si esca una volta per tutte dagli stereotipi. Sarà mai possibile?

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