online non è sempre ok

Questo post arriva un po’ in ritardo rispetto all’incidente che lo ha provocato, ma per una serie di motivi non ho avuto modo di scriverlo prima. Lo faccio ora senza scusarmi troppo perché il problema di cui parlo resta attuale.

Eccolo: mi segnalano che una mia intervista all’amica Violeta Urmana è stata ripresa pari pari – il giorno stesso dell’uscita – dal quotidiano ilsussidiario.net  e che l’unico cambiamento riguarda il titolo. Il nuovo strillo addebita al maestro Riccardo Muti la “colpa” di aver tenuto a battesimo la storia d’amore tra Urmana e il marito Alfredo Nigro. Sarà un modo di dire, ma il concetto “colpa” non è piaciutoa. Nel testo originario, peraltro, non c’è nulla che rimproveri alcunché al direttore. Si potrebbe anzi parlare di “gratitudine”. Il sussidiario, vedi dizionario, si preoccupa di offrire un aiuto alla lettura e va oltre. Di conseguenza gli amici si sono risentiti e mi hanno chiesto di intervenire per togliere il titolo incriminato. Cosa che ovviamente non posso fare perché non conosco nessuno a ilsussidiario.net. Scopro nel modo più diretto l’esistenza di una stampa che vive sul lavoro di ignari colleghi citando la testata cui attinge, ma non gli autori dei pezzi.  Il tutto senza sborsare un soldo.  In questi anni ho sentito parlare tanto di precariato, mi sono scandalizzata e rattristata per le durissime condizioni di lavoro che tanti giovani sono costretti a subire. Eppure, d’un tratto,  mi trovo con emozioni miste. Fino a che punto è lecito mettere in rete i riassunti degli articoli tratti dai giornali di altri senza definirli apertamente come “rassegna stampa”? Non si rischia di scoraggiare l’acquisto delle testate che hanno organizzato e pagato il lavoro dei primi articolisti danneggiando di conseguenza  testate rese fragili dalla crisi del settore? Altro sarebbe se citando una certa frase dell’intervista la testata on line rimandasse a leggere tutto l’articolo. Allora si potrebbe parlare di un effetto traino con un alone di promozione. Ma evidentemente il mercatino delle notizie in rete è un servizio pro domo sua e bada solo a trarre qualche vantaggio di qualche sorta dalle sue scorribande. Spero che gli estensori dei riassunti e gli organizzatori della testata guadagnino un paio di euro dall’operazione (le tariffe sono basse, lo so). Fatto sta che disinvolti esercizi di questo tipo mi fanno pensare più a una forma di sciacallaggio  che a  giornalismo vero. C’è di peggio – lo so bene – ma forse comitati etici e ordine dei giornalisti dovrebbero gettare un occhio sull’arena delle scoppiazzature. Per scoraggiarle. Con buona pace de ilsussidiario. net (tra gli altri) – e della gentile signora/signorina – che ha ripreso la mia intervista alla lettera aggiungendo di suo un titolo che ha innervosito parecchia gente. Ovviamente il mio è solo un esempio fra i tanti. Aggiungo: purtroppo.

One Comment

  1. giorgio

    Hai usato il termine giusto: sciacallaggio. Ma l’analisi generale del mercato delle notizie, di più ampio respiro rispetto alla sola legittima irritazione, è molto precisa e coerente con la realtà. Brava Nico!

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