Dieci anni fa moriva Gabriel García Marquez, un genio che tutti noi abbiamo molto amato. Purtroppo le sue condizioni di salute erano diventate precarie. La mancanza di memoria ha amareggiato i suoi ultimi anni. Continuava a scrivere – la scrittura può essere una droga – ma aveva chiesto che il suo ultimo libro fosse distrutto perché riteneva che non funzionasse. I figli – Rodrigo e Gonzalo García Barcha non gli hanno obbedito. Nella prefazione riconoscono: “il libro ha alcuni intoppi e piccole contraddizioni, ma nulla che impedisca di godere … della capacità di invenzione, della poesia del linguaggio della narrazione affascinante”.
Ci vediamo in agosto è il titolo del breve romanzo apparso in Italia a marzo per i tipi di Mondadori.”Con un atto di tradimento” – riconoscono Rodrigo e Gonzalo – abbiamo deciso di anteporre il piacere dei lettori a tutte le altre considerazioni”. Per puro caso ho ripreso in mano il racconto proprio stamani. Certo, le scintille non mancano. A tratti. Ma poco resta – constato con tristezza – dell’incantesimo di Cent’anni di solitudine e altri capolavori. Nulla aggiunge al piacere dei lettori la storia della protagonista, una donna libera e volitiva che torna ogni agosto al sepolcro della madre sito su una isola remota e si trova un amante, ogni anno diverso, per celebrare la vita. A rischio di passare per prostituta.
Ben diverso il tradimento dello scrittore praghese Max Brod che nel 1924 – giusto cent’anni fa – alla morte dell’amico Kafka ebbe in consegna i suoi scritti con l’incarico di bruciare tutto. Anche Brod disobbedì. Ma quanto avremmo perso noi lettori – e la letteratura tutta – se avesse seguito le istruzioni del malato? In questo frattempo Kafka, morto in semi oscurità, ha ricevuto gli onori che meritava. Cos’ha portato a Gabo il tradimento dichiarato dei figli?