Apri e leggi: “Sono stata un’assassina famosa, una volta. Ho ammazzato un famiglia intera di gente molto ricca, stile Charles Manson, e poi mi sono dara alla fuga. Il mio movente, però non era scatenare una guerra razziale che ci guidasse tutti verso un paradiso terrestre, né il sogno segreto di essere un membro dei Beatles. A dar retta ai giornali, ero soltanto un’altra di quelli che uccidono per la fama, pronta a tutto pur di incidere il proprio ristratto sul monte Rushmore dei grandi serial killer americani.
Non è vero niente, ma siamo sinceri, questa storia dell’ex assassina famosa non è male come presentazione. Per un po’ ho pensato di metterla nella bio di Tinder.”
Così inizia Hannah Deitch, 29 anni, il suo romanzo d’esordio Killer potential, pubblicato in Italia da Marsilio nella traduzione di Dario Diofebi. Non si può negare che la giovane autrice abbia prodotto un libro astuto, con un inizio fragoroso e bencurato. Deitch lascia intendere di essere passata per le mani di molti editor ognuno dei quali le ha offerto buoni consigli, dopo il primo incontro-scontro con una agente che – dice lei con ostentato candore – «non aveva trovato niente di buono nel suo libro. Sono seguiti diversi altri agenti prima dell’approdo alle persone che hanno creduto in Killer pontential e al potenziale della sua protagonista Evie Gordon, una tutor che rimpingua le sue magre finanze aiutando ragazzi ricchi e svogliati a passare il test d’ingresso al collegio prescelto. In realtà la storia ci farà scoprire che questa talentuosa insegnante ha un buon potenziale come assassina, e comunque la ritiene credibile nel ruolo.
Mescolando per 368 pagine verità romanzesca e menzogna romanzata Hannah Deitch sforna una storia che per circa un terzo si rivela magnetica. Vediamo Evie che arriva nella casa superlussuosa di una sua giovane cliente, Serena Victor, e trova Dinah, la madre della ragazza, con la testa spappolata a colpi di sasso, mentre Peter, il padre, galleggia nello stagno delle carpe koi (i dettagli contano nel mondo dei superricchi). La poveretta si guarda intorno smarrita e molto evidentemente non sa che pesci prendere, escludendo le carpe koi che nuotano intorno al cadavere di Peter Victor, quando sente una voce flebile che invoca aiuto. Coraggiosamente la nostra apre un ripostiglio della principesca magione e vi trova una ragazza male in arnese, con mani e piedi legati, evidentemente tenuta prigioniera, possibilmente usata come schiava del sesso. Da chi? I sospetti cadono ovviamente sul padre di Serena.
Liberare la malcapitata è questione di un attimo, ma appare subito chiaro che non sarà una decisione fortunata. Al contrario: proprio mentre Evie studia la malconcia tizia che ha liberato, arriva l’ignara Serena che davanti al macello perde la testa e scatena il caos. Chiaramente Serena crede che sia stata Evie a uccidere i suoi genitori e si scaglia contro di lei. Di lì a poco scatta l’allarme che provoca la precipitosa fuga Evie e della ex sequestrata ora in libertà il cui nome – lo scopriremo a breve – è Jae.
Questo inizio folgorante fa rivivere il fortunato duo Thelma e Louise o, magari, la rocambolesca fuga dei criminali Bonnie e Clyde. Anzi, come si legge in copertina, “di Bonnie e Bonnie. Clyde non pervenuto.” Le due protagoniste sono effettivamente impegnate in una corsa mozzafiato, mentre giornali e tv (soprattutto le tv) si concentrano sulla presunta ‘assassina Evie, ignorando la ragazza muta che però giocherà un ruolo importantissimo perché è una ladre collaudata e sgraffigna cibo prezioso nei supermercati e auto che aiutano la fuga.
Mi fermo qui per non danneggiare la lettura dei curiosi che suppongo numerosi. Aggiungo solo che il rapporto tra le due fuggitive cambia profondamente un po’ prima delle 100 pagine, e cambiano inevitabilmente i brividi. Acquista una intensità ancora diversa l’ultimo terzo del romanzo, grazie all’avventuroso espediente che Deitch adotta per offrire una spiegazione, sia pure paradossale, degli eventi che hanno preceduto il caos iniziale. I vecchi espedienti di Dumas padre e Salgari impallidiscono davanti alle astuzie dell’esordiente americana. Ma tant’è: il prorompente battage pubblicitario riservato a Killer potential supera molte barriere. A quanto pare, i temi forti di Deitch hanno fatto breccia nella intransigente America di Trump così pronta a condannare le spire della cultura woke, e sono già più di venti gli editori stranieri che hanno accolto il romanzo con favore.
Originale esordio? Sì. Acuto e provocatorio? Sì, se pensiamo alla condanna dei media che si accaniscono contro le assassine in fuga (non senza ragione, ammettiamolo) e se escludiamo certi scivoloni di nel campo del buon gusto. Ma stuzzicare il pubblico non è sintomo di classe.R per raggiungere un carisma da grande romanzo americano restano ampi spazi di miglioramento … Coraggio Hannah, sei giovane e volonterosa. Hai molto tempo davanti a te per completare la scalata.