Poi però scrivi d’altro…

«Vai avanti così- se proprio non trovi altri motivi d’interesse – però poi scrivi qualcosa d’altro, di più divertente.» Il consiglio mi fa una certa impressione perché viene da una cara amica che, tra l’altro, ha molto amato “La promessa del tramonto” ma non ha giustamente il timore che la mia passione per temi ebraici e per il 1938 si trasformi in una sorta di fissazione. Sono commossa dalla preoccupazione di questa persona, non ho alcuna remora ad ammetterlo.

E vorrei tanto seguire il saggio consiglio. Divertirsi – e divertire – suona bene. Anzi, benissimo. Intanto però vado avanti per la mia strada che non è forse divertente (anche se  posso provare ad aggiungere un pizzico di pepe) e che forse d’estate non è tanto percorribile, ma che comunque mi sembra utile. Soprattutto in questo momento storico. Le cronache lo confermano in abbondanza. In Francia l’antisemitismo galoppa: 50 mila ebrei hanno scelto l’emigrazione per sfuggire ai ricorrenti attacchi razzisti e 300 famosi intellettuali hanno firmato un manifesto contro il razzismo di troppi musulmani. A Berlino  due giovani di 21 e 24 anni usciti indossando un kippah, il  cappellino tradizionale a qualificarli come ebrei, sono stati massacrati di botte a tradimento da un gruppetto di adolescenti musulmani e hanno concluso la loro passeggiata in ospedale. Il governo Merkel condanna, corrono parole come “deprecabile, vergognoso, intollerabile”, ma la situazione resta esplosiva. Tanto che dall’1 maggio entra in azione un delegato governativo contro l’antisemitismo. Intanto aggressori e aggrediti avanzano a stento in un mondo allergico alla tolleranza e insofferente della quiete, travolto da tensioni crescenti.

Non è dunque fuori luogo – facendo le somme – riproporre la memoria e chiedere un atteggiamento di responsabilità. E perdonate se rimando a un futuro spero prossimo il tema di felice evasione sepolto nelle viscere del mio computer.

 

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