Maigret secondo Sciascia e Maurizio De Giovanni

Sfoglio con curiosità Il metodo di Maigret, un libretto edito da Adelphi che raccoglie alcuni saggi di Leonardo Sciascia sul giallo inteso come genere letterario e alcuni giallisti celebri. Si parla di Simenon, ovviamente, ma anche delle origini del romanzo poliziesco e di indagine che gode – se possibile – di una popolarità crescente con gli anni — anche se per farla vivere bene sarebbe bastata quella che ha dai tempi di Sherlock Holmes.

Va detto che Sciascia è un maestro del genere, basta pensare alla bellezza struggente del suo Giorno della civetta. Non stupisce che molte sue note siano acute, suggestive e coraggiose, mentre la maggioranza dei critici suoi contemporanei non aveva la stessa stima e attenzione per i romanzi polizieschi.I o però mi sono affezionata al passaggio che riporta alla Bibbia l’origine del giallo – o quanto meno la nascita dell’investigatore. Il proto Poirot (o Holmes o padre Brown) sarebbe, nell’ottica di Sciascia, il profeta Daniele il quale – giovinetto illuminato da Dio, esamina e smonta la testimonianza dei Vecchioni contro Susanna salvandola da una punizione ingiusta.

Il riferimento calza perché Daniele conduce un vero e proprio interrogatorio durante il quale non si lascia ingannare dall’autorevolezza dei Vecchioni e non teme di attaccarli. Ma allo stesso tempo lascia ampio spazio alle tecniche del giallo anche in libri non gialli. Come per l’appunto la Bibbia. Scrivere giallo vuol dire adottare uno stile inquisitivo  cercando la verità (o qualcosa che le si avvicini). Può valere per il racconto di una indagine poliziesca, o per una vicenda che affronta un certo periodo storico e perfino per un romanzo d’amore. Il giallo è duttile e gratificante.Ed è un punto fisso del genere. Vale per scrittorii ieri come il grande Poe e per quelli di oggi come Maurizio de Giovanni che ha un stile ovattato e poetico, capace di evidenziare le caratteristiche sconcertanti dei suoi protagonisti e bravissimo a intrecciare storie sfumate attraverso passaggi apparentemente irrilevanti. De Giovanni, autore di serie fortunate dedicate al commissario Ricciardi e ai Bastardi di Pizzofalcone, nel recentissimo Sara al tramonto (Rizzoli) procede attraverso percorsi laterali, flash back, citazioni di poesie e canzoni, smontando e rimontando i meccanismi dell’indagine per altro affidata a una dea ex machina, una poliziotta in pensione che legge le labbra dei sospetti interpretando ragioni e intenzioni. Con la stessa logica paziente e curiosa del profeta Daniele, molto apprezzata dal pubblico nostrano che ha subito piazzato il nuovo romanzo al primo posto dell’italico  Top 10. Ed è solo l’inizio:  anche la poliziotta Sara – anomala come il commissario Ricciardi che sente le voci dei morti  e come i Bastardi di Pizzofalcone che camminano uno per l’altro sul filo del rasoio – sarà un personaggio seriale come le precedenti creature uscite dall’officina dell’eclettico de Giovanni che ama le scommesse (e le vince tutte o quasi).

 

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