Conto alla rovescia

Ho aperto questo blog nella speranza farne un luogo d’incontro su temi d’attualità, polemiche, libri e spunti di varia umanità. Mi auguro di coinvolgere i 25 lettori di manzoniana memoria, ma penso in primo luogo alle amiche di “Perché io no?” che abbiano voglia di continuare la riflessione su maternità e procreazione medicalmente assistita. Questo diario virtuale accoglierà, tra l’altro, alcune testimonianze che per motivi di spazio non ho potuto inserire nel libro e, anche, notizie dell’ultima ora, arrivate dopo la chiusura delle bozze.
Ecco qui, per cominciare, il racconto di Valeale, una delle protagoniste di “Perché io no?”
Non mi sono mai sentita coraggiosa in quello che ho fatto. Ogni tentativo era un viaggio verso la felicità, intrapreso con tanto ottimismo e con il desiderio di maternità che mi riempiva l’anima. La realizzazione diventava possibile, vicina e tangibile. In quei momenti non fanno paura gli insuccessi, ma ti brillano gli occhi per la nuova opportunità che viene offerta.
Quando per la prima volta cominciano le cure e i controlli, però, cresce l’ansia di sbagliare qualcosa, nelle strutture pubbliche mi è mancato un vero supporto. Mi ripenso nell’atrio dell’ospedale ad aspettare la Dottoressa, in preda alla paura di non aver bene interpretato la prescrizione medica. Mi vedo là, alle otto di sera, ad aspettare per un’ora, solo per poter avere non più di due parole di conferma, dopo avere tentato inutilmente di contattare qualcuno al telefono per un pomeriggio.
Tuttavia, una volta capito il meccanismo, riparti con la carica giusta e ti fai anche le punture con entusiasmo. Con pazienza mi sono messa a punzecchiarmi, imparando da autodidatta i trucchi del mestiere di infermiera.
Anche quando ho cominciato i controlli, non capivo molto di quel che succedesse e il fatto che i miei follicoli fossero piccoli e pochi non mi poteva preoccupare.
Tutto bene fino a dopo la visita con l’anestesista, quando l’assistente della Dottoressa mi informa che il follicolo utile per una Fivet è solamente uno. Niente pick up, con uno solo non vale la pena di proseguire.
È una doccia gelata. Mi dice che non ho nessuna speranza perché non rispondo alla cure. La mia riserva ovarica è terminata e ritiene che sia invecchiata un po’ precocemente rispetto a quanto sia mai accaduto nella mia famiglia. Non ci sono spiegazioni di quanto mi sia accaduto, in questo la medicina è nel buio, forse un forte dimagrimento improvviso o troppo stress. Mi consiglia di abbandonare il campo e mi concede un unico ulteriore tentativo di lì a qualche mese, tanto per essere sicuri che le cose vanno proprio male.
Durante quell’attesa ho cominciato per la prima volta a immaginare la mia vita senza dei figli. Purtroppo, avvertivo anche un forte fastidio alla vista di mamme con i propri figli. Ricordo quel tempo come un periodo grigio, forse il più triste di tutti gli anni che ho dedicato alla fecondazione in vitro.
Man mano che si avvicinava il momento del mio secondo tentativo, mi sono impegnata un po’ di più nella raccolta di informazioni ed è così che, gironzolando in internet, ho conosciuto Cercounbimbo.net e quelle che poi sono diventate le mie amiche di provetta, trasformatesi alla fine di tutto in amiche, punto.
Preziosissime compagne di avventura, non solo per il conforto morale, ma anche per l’importantissimo sostegno tecnico per quanto riguarda le mille difficoltà in cui ti imbatti vivendo certe esperienze.
Loro sono quello che mi rimane (oltre a qualche etto di progesterone avanzato e di due o tre chili di cellulite in più) di tanti anni di tribolazioni ed anno il compito, spero piacevole, di starmi al fianco a riempire gli spazi vuoti (devo dire troppo pochi) che rimangono a chi come me è rimasta solo figlia senza diventare mamma… perché, purtroppo ho dovuto farci caso, quando mi trovo in un gruppo di mamme che raccontano della loro prole, quel che resta da dire a me che non ne ho, sono, per forza di cose, i ricordi dell’infanzia. Mai mi è capitato di sentire una mamma che dirottasse l’argomento su qualche suo ricordo di quand’era lei stessa bimba e figlia. Pare che la maternità cancelli la passata condizione infantile.
Si vede che a me doveva andare così, io rimango figlia.. e forse ho l’opportunità, a fronte dello scotto che pago, di essere anche un po’ più moglie e un po’ più amica.

18 Comments

  1. marta

    Cara Nicoletta, ho divorato il tuo libro tutto d’un colpo. è stato un dolore ed una gioia sapere che tante altre sono nella mia stessa situazione.
    Questo mese ho visto un test positivo, l’unico in oltre 2anni, ma l’emozione è durata circa 24ore. Dopo qualche giorno di amarezza e dolore, eccomi di nuovo qui pronta al prossimo giro in compagnia di chi ce l’ha già fatta, di chi ancora aspetta, di chi invece ha scelto altre strade. (Le ho incontrate le ragazze di cub, eravamo 33donne con 33storie..è stato emozionante!)
    Grazie per aver raccontato di noi.

  2. marta

    Sono finita qui per caso, cercando su CUB qualche parola che mi desse conforto.
    Appena esco dal lavoro andrò a comprare il libro.
    Non ho mai pensato di non poter avere un figlio, ho 25 anni e 2anni fa, quando ho iniziato a provarci, quasi per gioco, all’inizio ero anche contenta di non essere subito rimasta incinta. Ma poi i tempi si sono allungati.. ed eccomi qui. Oggi ho fatto la mia prima eco per il monitoraggio e sabato farò la seconda. I giorni non passano mai, non posso parlare di questo con nessuno, sembra che nessuno capisca il dolore e non solo il disagio di questa situazione. Cub è stata una scoperta, e credo che anche questo libro lo sarà. Mi farà certamente sentire meno sola.

    • Nicoletta Sipos

      Tendersi la mano attraverso la rete o le pagine di un libro è un’esperienza stupenda e funziona, credimi, nei due sensi. Avverto il vostro calore e le vostre speranze e sono con voi. Ti auguro il meglio e, ti prego, tienimi al corrente delle tue novità

      • marta

        I libri, di vario genere, mi hanno sempre seguito in ogni momento della mia vita.
        Ne ho divorati molti e altri li ho invece gustati poco a poco. Altri – pochi- li ho abbandonati perchè in quel momento non erano adatti a me.
        Sono certa che anche la semplice lettura di un libro possa essere un’ottima terapia contro la solitudine e il dolore.
        Grazie

  3. Maria Cristina

    Scrivo con le lacrime agli occhi, dopo aver letto i commenti delle “colleghe” di PMA, compagne di viaggio che so essere in grado di capire le mie lacrime. Mi è arrivato questo link il giorno prima del mio quinto transfer da ovodonazione (undicesimo tentativo in tutto fra fecondazioni omologhe ed eterologhe…). Sono ricorsa a delle flebo di immunoglobulina, nella speranza che rendano ricettivo il mio sistema immunitario che fino ad ora non ha permesso alcun attecchimento, ma mi è salita la febbre a 38… sono demoralizzata! Poi ci saranno i 10 giorni di cova. Spero di poter avere finalmente una buona notizia da condividere. Vi farò sapere, ma, al momento, mi chiedo: perchè io no? Leggerò il libro, ma non so fino a che punto mi aiuterà: sarebbe stato meglio se a scriverlo fosse stata una donna che non è riuscita ad avere figli, nonostante numerosi-dolorosi-dispendiosi-fallimentari tentativi come me e tante altre. Auguro a chi si trova nella mia situazione di ricevere il prezioso dono della maternità e mi auguro anche che il libro in questione non sia l’ennesima speculazione fatta sulla pelle mia e di tutte le mie compagne! Ci risentiamo a lettura fatta!

    • Nicoletta Sipos

      Intanto ti faccio i miei più sentiti auguri e spero davvero che alla fine dei dieci giorni di cova tu abbia buone notizie da darci. Ci risentiamo a lettura fatta. Ci dirai se ti senti in qualche modo rappresentata o “sfruttata”. Un abbraccio

    • angelica

      cara Maria Cristina,
      sono Angelica, la protagonista del libro
      Nicoletta è stata molto generosa e mi ha concesso di raccontare la mia, la nostra storia tramite le sue parole.
      anch’io ho gli occhi pieni di lacrime tutte le volte che leggo (in questo spazio, su cub, sulla pagina fb di perché io no?) le vostre testimonianze. in parte, però, sono lacrime consolatorie, perchè le vostre parole mi confortano e mi confermano che la strada di volere (a tutti i costi) questo libro era giusta.
      ho voluto che nicoletta ci desse voce ed ho “lottato” perchè ciò si realizzasse…purtroppo, è stato più facile essere la protagonista di un libro che fare un figlio….
      so cosa significano la cova, la speranza che si alterna alla malincolia ed alla disperazione, la tentazione di sticcare dal 10 po…ti auguro che questi giorni passino in fretta e che il mio libro ti porti la fortuna che non ho avuto io…
      se fai un salto sulla pagina fb ci sono le foto delle nostre cicognine…alcune sono state fortunate, altre meno… ruba qualche piumetta, noi siamo tutte incrociate per te…
      un abbraccio fortissimo

  4. marzy

    alla nostra quarta inseminazione, dopo un grave iperstimolo, l’ostetrica ha fatto entrare nella stanza mio marito e convinta del successo dei 2 piccolini impiantati, ci ha detto “AUGURI E FIGLI MASCHI” …mi sono sentita mamma per la prima e ultima volta in vita mia e ho visto in mio marito l’espressione che ho sempre cercato di immaginare il giorno in cui avrei detto “sono incinta!” tutto ciò non è mai accaduto…….

  5. Chiara

    Io che mamma lo sono diventata due volte, devo TANTISSIMO a CUB. In quei momenti quando la mia seconda figlia non voleva sapere di trovare la strada per arrivare da me e mio marito, CUB mi ha dato tante informazioni, ma soprattutto tanto sostegno. Mi ha dato amiche, mi ha dato occasione di non sentirmi mai sola, nemmeno quando tentavo le IUI e mi sentivo comunque in colpa perchè io, un bimbo, ce l’avevo già. Ho scoperto che erano centinaia le ragazze che si avvicinavano alla PMA pur avendo già figli, e mi sono sentita meno “di troppo” negli ambulatori e nel centro.
    Ringrazio chi ha deciso di raccontarsi in questo libro, perchè sono convinta che darà la stessa sensazione a tutte quelle che lo leggeranno, il “non sentirsi isolate, strane, perdute…”. Non solo perchè Angelica – il caterpillar di cui leggerete la storia – è una delle mie migliori amiche da tempo immemore (che anno era??? l’86?) ma per la molla che l’ha spinta a farlo, a parlarne con Nicoletta, a dare vita al progetto: AIUTARE “le altre”.
    Grazie Vale anche a te, mi hai fatta molto riflettere. E’ vero, tante mamme dimenticano completamente il fatto di essere state figlie, e nelle occasioni di ritrovo sanno parlare solo ed esclusivamente dei propri bambini, dalla salute, alla scuola, allo sport ecc ecc. Invece è bello ogni tanto parlare anche di noi bambine. A me piace moltissimo ad esempio. Ma mi rendo conto che è sempre + difficile, se non con le tue amiche di allora. Con le mamme conosciute “per strada”, che magari abitavano altrove, e con le quali hai legato solo x via dei bimbi, non se ne parla mai. Mi rendo conto adesso, dopo le tue parole, che tante non so nemmeno dove abitavano da piccole ad esempio…pensa te. Grazie di questa riflessione, ne terrò conto. Sia che siano presenti mamme oppure no. Merita in generale….

    Brava Chiara, ci voleva questa puntualizzazione!

  6. angelica

    Io sono Angelica, fra pochi giorni tutti potranno leggere la mia storia
    è un po’ come restare nudi e cavarsi la pelle, ma l’accoglienza di questi giorni mi ha confermato che ne vale la pena!
    La nostra battaglia è ancora all’inizio, sono orgogliosa di avere dato il mio microscopico contributo

  7. anna

    ho letto, di questa prossima uscita, per puro caso: sono contentissima però del fatto che finalmente se ne parli nel modo giusto per noi donne super-woman. Sì, siamo delle super donne perchè abbiamo tutte un grande dolore dentro che però non possiamo portare alla luce perchè la gente comune non capirebbe, non capirebbe il perchè tante donne non si mettono il cuore in pace pensando che forse Dio ha voluto che noi non possiamo mai sentirci chiamare mamma; lavoriamo come tutte le altre; abbiamo una vita sociale e privata come tutte le altre riuscendo a mantenere il nostro segreto perchè non si può dire, è quasi come avere l’ aids. Ed allora ci sfoghiamo con le nostre sorelle virtuali, quelle con i nostri stessi problemi e le nostre paure. Con questo libro spero venga a galla la parte buona della pma, non quella da baraccone come tante volte ci hanno fatto vedere in tv.

    Poi ci darai sinceramente il tuo parere – d’accordo?

      • gio

        ciao sono anche io una delle tante donne in cerca di avere un bambino. sto leggendo il libro e mi ritrovo molto in quello che c’è scritto! dopo 2 anni di tentativi non riusciti ci siamo recati in un centro di P.m.a dopo averci fatto fare gli esami e me e mio marito ci hanno comunicato che avere figli in modo naturale per noi e impossibile. cosi iniziamo con le I.U.I al primo tentativo riusciamo subito ma alla eco del 3 ° mese purtroppo il gine mi dice che il battito non c’era si era fermato alla 10 sett e io nn avevo avuto perdite ma mi erano passate le nausee ma non pensavo che il nostro bimbo era morto! così affrontiamo altre tre I.U.I ma non vanno a buon fine ! adesso siamo in attesa della fivet che sarà più o meno a maggio o giugno! non nutro molte speranze non so vedremo! siamo un pò stanchi tutti e due non so quanto dureremo ancora!

      • Nicoletta Sipos

        È una strada molto difficile, questo lo so. Non ho parole di consolazione, posso offrirti un abbraccio e la mia speranza che la cosa vada nel senso giusto. Tra di te e il tuo compagno. Tra voi e un bimbo. Dentro i vostri cuori con una serenità nuova. Qui mi fermo. Sono certa che Angelica saprà dirti di più… e meglio. Nicoletta

      • angelica

        cara Gio,
        so come ti senti, con Nicoletta abbiamo voluto scrivere questo libro per aiutare le coppie in difficoltà a capirne di più…le iui sono poco più di un rapporto mirato ma, se non lo sai, possono crearti illusioni che non fanno altro che buttarti sempre più giù se non si tramutano in una splendida realtà.
        L’unico consiglio che mi sento di darti è di affrontare questa esperienza con la massima serenità e cerca di affidarti solo a medici nei quali riponi la tua fiducia.
        Se non sei convinta di qualcosa fermati a riflettere: non sono i giorni a fare la differenza ma la serietà e la professionalità degli specialisti ai quali affidi la tua vita ed i tuoi sogni.
        In becco alla cicogna!
        Un abbraccio immenso.
        Angelica

  8. Pasqua

    Io, purtroppo, mi trovo ancora dall’altra parte della barricata. Sono una di quelle donne che lotta contro l’infertilità da ormai dieci anni, una che è passata dai tentativi mirati alle stimolazioni e poi ad Inseminazioni Intrauterine ad innumerevoli Icsi. Tutto questo mi ha portato solo tante beta negative e due gravidanze biochimiche (e lasciamo stare i problemi psico-fisici-finanziari che vengono fuori durante questo percorso). Dopo tutto ciò non ho ancora il mio tanto desiderato bambino fra le braccia ma la forza e la tenacia non mi mancano, così come non manca a tante e tante donne che combattono la mia stessa battaglia, donne in apparenza fragili ma molto, molto forti.

    Grazie, cara Pasqua

  9. Virginia

    Bello leggere queste parole, e ritrovarsi, sentirsi a casa. Solo chi vive la Pma sulla propria pelle può capire quanto sia poco scontato l’avere figli, rimanere incinta, portare avanti la gravidanza e avere un figlio sano.
    Sono mamma grazie alla pma, e nonostante tutto il mio percorso mi ritengo fortunata ad avere mio figlio, perchè per tante come me che diventano mamma ce ne sono altre che invece rimarrano solo figlie. Ed è vero che ci si impara a convivere ,ma ogni volta che vedi una pancia, o incroci un passeggino quel senso di vuoto e di impotenza torna a rifarsi sentire..

    Cara Virginia, credo proprio che migliaia di donne si ritroveranno in queste tue riflessioni!

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