Carri armati contro pace: chi vince?

Dei carri armati Leopard di fabbricazione tedesca si dicono meraviglie. Hanno dato ottima prova di sé sui campi di battaglia dal Kosovo alla Siria. Zelensky li vuole per difendere l’Ucraina e li ritiene indispensabili. I tedeschi sono riluttanti. Spogliare i loro arsenali di armi così preziosi non sembra una ottima idea. Come non capirli? Si chiedono se i Leopard sono mezzi di difesa o di attacco, e come prenderanno i russi il loro intervento. Temono dunque che la guerra si estenda. E di questo dovremmo preoccuparci tutti.

Può sembrare strano è che queste riserve vengano dalla nuova Germania, un tempo ritenuta guerrafondaia a oltranza. Sarebbe utile ricordare che dopo la seconda guerra mondiale il Paese è stata posto sotto stretta osservazione perché si mantenesse neutrale e quasi disarmato. Sono passati ottant’anni, il quadro è cambiato, I tedeschi saranno armati limitatamente, ma producono armi micidiali. L’Ucraina deve difendersi e così facendo – si argomenta – difende l’Europa intera dalla minaccia di Putin.

Il dibattito si accende – Leopard sì, Leopard no – il ministro della difesa tedesco si è dimesso in protesta, il nuovo ministro Pistorius chiede tempo. E intanto la guerra continua. E la gente muore. Pensare alla pace sembra un esercizio ozioso, ma vorrei che almeno un leader occidentale tornasse ad alzare la voce in stile Gandhi, senza temere critiche e ridicolo.

Mi è caduto l’occhio su una citazione di Chaim Potok: bisogna ricordare il passato per capire il presente e costruire il futuro. Più chiaro di così…

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