Domande (forse) retoriche

Com’è che uno scrittore stellare come Robert Harris, fortunato da Fatherland a L’ufficiale e la spia, ha riscosso così poco interesse con Il sonno del mattino (Mondadori). Si tratta di un distopico – e cioè presenta un futuro distorto che in questo caso ha il sapore del periodo pre-industriale – e in quanto tale può suscitare sentimenti avversi. Ma resta un libro ben costruito e scritto con raffinatezza. Inquietante, d’accordo, ma di certo non peggio dell’ultimo Carrisi, che svetta in cima alle classifiche e corrisponde – bisogna supporre – alle preferenze del pubblico.

Il sospetto è semmai che questo Sonno del mattino arrivi con un baco agganciando un tema delicato come le conseguenze del disastro climatico cui nessuno (tranne Greta e le sardine) vuole seriamente porre riparo. In effetti Harris mostra nella sua fiction – forse troppo realistica? – che l’umanità ha perso all’improvviso l’avanzato livello supertecnologico cui era arrivata, a causa per l’appunto di un gravissimo problema climatico a lungo trascurato. Proprio per colpa di questo disastro la Chiesa ha avuto buon gioco a denunciare le carenze della scienza occultando le conquiste scientifiche e accettando come volontà divina la povertà, le malattie e le colossali sconfitte del più elementare buon senso. Mentre intanto la Chiesa colpisce come eretici tutti gli “antiquari” che cercano di riallacciarsi al passato per migliorare le condizioni di vita della gente. Ridotta all’osso la trama mostra le estreme conseguenze del contrasto scienza-religione.

Detta fuori dai denti: il sospetto è che lettori non apprezzino la cronaca ridotta a braccio di ferro scienza-chiesa o ritengano eccessivi i timori su cambio climatico o rifiutino un intreccio troppo disturbante, intuendo che non si tratta di vera fiction, ma che c’è molto altro al fondo. Domande retoriche, ovviamente. Resta il fatto che non si può sempre costruire un bestseller al tavolino e che qualche volta anche le credenziali migliori finiscono sotto traccia. Lasciando il passo nella lista dei più venduti a campioni come la saga dei Florio (I leoni di Sicilia) che resiste da oltre sei mesi nella lista dei fortunati o a longseller assoluti come La verità sul caso Harry Quebert. Oppure, megl ai soliti Elena Ferrante – Fabio Volo – Grossman – Camilleri – Casati Modignani. A torto o a ragione? (ulteriore domanda retorica).

Lascia un commento

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.