La civiltà di Skype

Repubblica dedica oggi una intera pagina alla drammatica situazione della Francia, paralizzata da scioperi, guerriglia urbana, ricatti e minacce. Un paio di giorni fa un’amica mi scriveva più o meno le stesse cose, con un dettaglio in più. Cito: “In una Parigi cupa e soffocante, avvolta in un perenne autunno, mentre la gente si guarda sospetti e incattivita e non sai mai cosa aspettarti da uno sconosciuto, rinunciamo ai soliti incontri  tra amici, scoraggiati dalla lentezza e dalla scarsità dei mezzi, e ci riduciamo a vederci via Skype. Ci sono persino alcuni psichiatri che fanno la loro terapia a distanza, sempre grazie a Skype”.

La civiltà tecnologica al suo meglio, l’uomo digitale, Skype invece di un contatto diretto. Con notevole risparmio di tempo ed evitando potenziali momenti di paura. Forse è l’alba di una nuova era, di sicuro è il tramonto della vecchia cordialità che a Parigi ti faceva sentire di casa anche in una braserei dove non conoscevi nessuno, ma in pochi minuti attaccavi discorso con chiunque. Benvenuti nel futuro, ma c’è poco da stare allegri con le nuvole che si addensano all’orizzonte.

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