Il futuro che costruiremo

I tempi del coronavirus sono stati meravigliosamente clementi con me. Durante il lockdown ho continuato a fare quello che chiamo lavoro e che resta tuttavia uno straordinario piacere, tranne che i figli mi hanno coccolato di più e sorvegliato a vista come cani mastini. In particolare il mio unico, generoso genero ha risolto il dramma delle mie “esatte generalità” che impedivano a diversi uffici pubblici di riconoscere i miei nomi e il codice fiscale che mi è stato assegnato una decina di anni fa.  Chissà che pasticci ho combinato.

La mia amica Elena Mora (www.unamoredinonna) ha invece – ancora una volta – le idee chiarissime. Lei sostiene di avere capito negli scorsi quattro mesi tre cose (omnia trina perfetta sunteggia, o giù di lì):
1. che non bisogna dare mai niente di scontato
2. che non si invecchia un anno alla volta
3. che non sopporta più il reggiseno.

Sembrano battute, ma sono perle di saggezza, a cominciare dall’insofferenza per il reggiseno che io, per altro, ho bruciato una quarantina di anni fa. Concordo con Elena che non si può dare nulla per scontato perché i programmi studiati con cura vanno gambe all’aria in un attimo. Un effetto che avrei già dovuto conoscere, considerando la mia età.  La scoperta vera, per me, è che si può invecchiare di una intera era geologica in poche settimane. In effetti, complice la chiusura dei parrucchieri, al termine dell’isolamento mi sono ritrovata bianca. Una vera nonna, insomma. Per il momento senza troppi traumi, anche se resto pronta a correre ai ripari con un generoso bagno di colore sulle ciocche sbiadite.

Ma la scoperta più importante è la consapevolezza – mista a paura – che alla fine di questa estate (mi prendo i miei tempi, ovviamente) dovrò tuffarmi in un futuro che non riesco nemmeno a immaginare. Ma che ci attende tutti, e ci costringe a usare fino in fondo le riserve di fantasia, energia, voglia di cambiare. Perché il mondo post Covid – soprattutto per chi scrive e ha scritto bene o male nell’ultimo mezzo secolo – è una terra sconosciuta. Nella quale far crescere progetti mai sperimentati. Con chissà quali risultati.

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