L’aria che tira

Arriva un vento freddo dall’est. Non solo per la guerra, e sarebbe già tanto, per le atrocità di Bucha, per le nubi che si addensano sul futuro di tutti. La vittoria elettorale di Orban in Ungheria aggiunge quesiti importanti all’enigma russo. Attizzano i miei timori gli entusiasmi di Salvini, Meloni e delle destre. Non certo imprevisti, né imprevedibili. Con quali conseguenze per la tenuta dell’Europa? A quando – e come  la pace? Si consiglia di trattenere il fiato. 

Mi addolora pensare che questo vento pieno di inquietudine arrivi proprio dal mio paese natale. Dalla gente che amo tanto, ma che tanto evidentemente conosco poco, visto che considerando la lealtà dell’Ungheria alla comune linea europea e alla generosità con cui sono stati accolti i profughi ucraini non credevo a una vittoria così piena delle forze di governo, palesemente euroscettiche e filorusse. Vittoria che pure i sondaggisti hanno sottovalutato i rischi (non è una grande novità), ipotizzando anzi la possibile sconfitta della compagine governativa di Budapest. Eppure i segnali c’erano tutti, a cominciare da una campagna elettorale che ha messo l’opposizione ai margini usando in abbondanza- a detta di opposizione e osservatori internazionali – fake news e campagna d’odio.  Come ha detto un grande saggio, chi non ricorda la storia è condannato a ripeterla. Nel frattempo meglio munirsi di sciarpe e piumini. Con l’aria che tira saranno purtroppo utili.Il fattIl

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