Note a margine

Non due, non tre, ma sei sono le cose che ho in mente preparandomi con la gioia e l’emozione che ho già detto all’incontro del 15 febbraio con gli studenti del liceo Parini di Seregno.

  1. La guerra di H è un romanzo tratto dalla vita vera della famiglia Stein e spero che come tale vi trasmetta emozioni, amori, tradimenti, intrighi di una trama che rispecchia la magia della vita. Dice alcune verità storico-politiche, ma anche così resta un romanzo.
  2. La storia che ho scelto mostra con estrema chiarezza che una guerra è sempre catastrofica, che la sia vinca o – peggio – che la si perde. Non dimentichiamo che nulla vale più della pace.
  3. Anche se traspaiono la durezza degli Alleati – e la durezza delle punizioni imposte a tutti i tedeschi (vecchi, donne e bambini inclusi assolutamente estranei ai fatti) – in nessun punto si fa apologia degli abominevoli massacri perpetrati dal Reich o si scusano gli orrori provocati dalla dittatura di Hitler e compari. I miei personaggi accettano la loro responsabilità e sono i primi a condannarsi anche per colpe che non hanno commesso in prima persona. Non per artificio letterario. ma perché così si sono comportati nella vita reale.
  4. La forza e la resilienza di una famiglia sono un antidoto potente alla disperazione. La famiglia Stein si salva grazie alla coesione dei parenti che non negano il loro aiuto a dispetto di occasionali dissidi.
  5. Essere guidati da un governo accolto con grande favore – come fu quello di Hitler – non assolve noi cittadini dall’obbligo di controllare le scelte e le azioni prese dal potere nel nostro nome. Vedete bene la fine che ha fatto il Reich assecondando la volontà del Fuehrer.
  6. E a questo proposito pongo umilmente e sottovoce – con il garbo che tante volte ha usato Meloni quando era all’opposizione – vi pare così grave che Fedez abbia stracciato in scena la foto del ministro Bonomi  durante il Festival di Sanremo? Vi pare motivo sufficiente per rimuovere il direttivo RAI, ritenuto dal governo colpevole di un mancato controllo sull’intervento del cantante che ha il sapore della censura?

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