Se l’America si scopre antisemita

Secondo l’FBI il 57% degli hate crimes – inviti all’odio razziale – è a sfondo antisemitico. La  stravaganza è che gli ebrei sono appena il 2% della popolazione americana. Non si tratta, purtroppo di una novità: già due anni fa un ebreo su quattro era preso di mira negli states, e quattro due dieci mascheravano le loro origini per evitare conseguenze sgradite. Nel frattempo la situazione americana è notevolmente peggiorata non da ultimo perché, nel 2022, gli hate crimes sono cresciuti del 275%. Tanto che nel dicembre di quell’anno l’avvocato Dough Emhoff, marito della vicepresidente Kamala Harris, denunciò addirittura una “epidemia di odio”. Proprio in quei giorni Donald Trump aveva invitato a cena il suprematista bianco Nick Fuentes e il rapper Kayne West, contestano violentemente le comunità ebraiche di aver criticato il suo invito.

La storia continua, purtroppo. Negli anni della seconda guerra mondiale l’America aveva distolto lo sguardo dal dramma degli ebrei europei (con lodevoli eccezioni) e se da un canto Hitler sovvenzionava 500 associazioni americane che diffondevano l’antisemitismo, dall’altro il miliardario Rothschild promoveva una campagna a favore degli ebrei coinvolgendo influencer come Judy Garland e Frank Sinatra. Per sua intuizione la campagna si svolse tramite fumetti, teatro e cinema. Un po’ quello che succede adesso con mostre che ricordano, per esempio, il contributo degli ebrei alla cucina americana e storie come quella del Fableman di Spielberg che ha ben presente il razzismo.

Cosa c’entra con noi il razzismo americano? C’entra perché anche in Europa dilagano l’antisemitismo e la discriminazione, se pure meno evidenziati perché meno studiati e denunciati.  Che fare allora? L’invito – ieri come oggi – è quello evidenziato tante volte da Liliana Segre, di non nascondersi dietro la barriera dell’indifferenza, ma di mostrare con decenza coraggiosa una opposizione aperta al dilagare delle discriminazioni contro ebrei e altre categorie compromesse.

È l’invito che rivolgo ai ragazzi quando parlo nelle scuole, ricordando  che non possiamo dare per scontati certi diritti civili perché sono comunque conquiste fragili che possono essere cancellate o erose poco alla volta. Dobbiamo continuare a difendere il nostro patrimonio di civiltà tenendo gli occhi aperti con attenzione senza lasciarci intiidire. Il promemoria ai ragazzi vale anche – e soprattutto – per noi adulti.

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